Quasi quasi mi mangio una fragola


Capita che mi senta in bilico: tra tante cose, tra innumerevoli stati d'animo e incongruenze umorali, persino confusa dal gap generazionale che mi porto dentro. A volte mi sembra che, se solo non opponessi una fiera resistenza, potrei tranquillamente scivolare nella follia. 
In questi casi, mi racconto (tra me e me) una storiella che mi è stata narrata da un monaco e che credo faccia parte dell'aneddotica zen o theravada. 

C'era un uomo saggio... di lui non possiedo altre informazioni precise, ci basti sapere che di certo non era un cretino.
Sto già perdendo il filo: capita quando ci si fissa su dettagli irrilevanti. E' che i dettagli irrilevanti emanano un fascino irresistibile, gli si corre dietro volenti o nolenti.

Dunque, c'era un uomo saggio che passeggiava in un luogo di cui non ho memoria, ma comunque di certo non era Via Roma. 
Improvvisamente scorge dietro di sé una tigre: bella, per carità, ma decisamente allarmante. L'uomo sa che il felino ha intenzione di sbranarlo e, come è ovvio e sensato, inizia a correre. Ad un tratto, però, si trova davanti a un burrone (ve lo dicevo che non era Via Roma) e, non potendo fare nulla di alternativo, si lascia cadere. 

A metà della discesa riesce ad aggrapparsi a una radice che sbuca propria davanti al suo naso. Gli pare una gran botta di fortuna, peraltro in una giornata che non promette nulla di buono. 
Tuttavia, guardando giù, vede un'altra tigre che lo sta aspettando. 
Mettendosi nei suoi panni, seppur con un'indubbia carenza di saggezza, a questo punto l'attacco di panico è fisiologico, non si scappa; l'unica speranza è quella di avere ancora uno Xanax in tasca (che non c'è mai nel momento del bisogno).
Quindi - e torniamo all'uomo saggio che non si porta in giro l'ansiolitico - che lui riesca a risalire o a scendere, il suo destino non cambierebbe di una virgola. 

Mentre, nonostante la sua saggezza, dice a se stesso che la situazione è di cacca (la storia originale la mette diversamente, con vocaboli più raffinati; sto riassumendo), nota che accanto alla radice a cui si è artigliato c'è una piantina con due fragole, rosse, bellissime, polpose; è un burrone molto strano, ve lo concedo.
Ora, che cosa farebbe un saggio in questa situazione? Ciò che ha fatto il saggio (non è un cretino, lo abbiamo stabilito qualche riga fa)) in quella situazione: allunga una mano, raccoglie i frutti e se li gusta come non mai. Ed è felice. 
Morale: quasi mi mangio una fragola.


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